Tornò in paese dopo trent’anni che ne era lontano. Era ricco e famoso, ormai, una celebrità nazionale. Arrivò sulla sua Lancia color argento, guidata da un autista in guanti bianchi. La piazza era gremita di gente; la banda suonava in suo onore; il Sindaco in persona gli aprì lo sportello e gli fece strada verso il palco. Si susseguirono gli oratori. Gli diedero il benvenuto lo stesso Sindaco, l’Arciprete e il Segretario della Pro Loco. Toccava a lui, adesso, prendere la parola. Si avvicinò al microfono; la folla applaudì; lui salutò con le braccia alzate, poi, con un cenno delle mani, chiese e ottenne il silenzio. Stava per parlare quando, nel silenzio generale, si sentì una voce gridare: «Ma quello è Cocciadipica!» «Ma sì» gridò un’altra voce. «E’ proprio lui! E’ Cocciadipica! Ehi, Cocciadipica! Ciao, Cocciadipica! Ti ricordi di me?» Altre voci si unirono alle prime, e dopo qualche istante tutta la piazza gridò in coro: «Cocciadipica! Cocciadipica!» Lui abbassò la testa, scese di corsa dal palco e si precipitò nella sua Lancia d’argento. L’autista mise in moto e s’allontanò velocemente. Frotte di ragazzi inseguirono per un lungo tratto l’automobile gridando: «Cocciadipica! Cocciadipica!»
(1998)