Tra poco saranno dieci anni che Giuseppe Pontiggia non c’è più. Il più grande scrittore italiano del secondo Novecento, che per me era anche un Maestro e un amico, scomparve improvvisamente il 27 giugno 2003, lasciandoci tutti più poveri e più soli.
Lo ricordo con questi appunti, ritrovati ieri. Li avevo preparati per la presentazione di La chiarezza enigmatica, il libro che io, Simone Gambacorta e gli amici Paola Vagnozzi e Paolo Ruggieri della Galaad edizioni gli abbiamo dedicato nel 2009.
Pontiggia insegna che uno scrittore non si improvvisa, ha bisogno di maturare, di crescere non solo come autore, ma anche e prima di tutto come uomo di serie e meditate esperienze umane e letterarie
Con la sua vita rigorosa Pontiggia propone un modello lontano dalle luci del palcoscenico e, contro le mode editoriali, indica una strada anche solitaria di formazione continua, di rilettura, di concentrazione su un’idea di letteratura che sia davvero un modo di vivere
Attento al clima della neoavanguardia, Pontiggia ha saputo fondere insieme la ricerca dell’innovazione e il radicamento nella tradizione
“Consumo” di giovani scrittori
Narrazioni di oggi frutto della cronaca, non di una riflessione sulla tradizione letteraria. Forme parziali e più eclatanti della realtà sociale, da qui il poliziesco, il noir spesso condito con un eros volgare e grottesco.
Se ne ricava l’idea di una letteratura di consumo, di svago, di libri da ombrellone, da buttare appena letti.
Lettore formidabile. Consulente editoriale ispirato da una passione profonda, convinto che bisogna scoprire e riscoprire autori e riproporre libri e romanzi secondo principi non casuali e per una letteratura capace di resistere nel tempo
Letteratura come invenzione (vs letteratura come menzogna e supremo artificio di Manganelli): ogni libro ha la sua forma, non ha mai scritto un romanzo ricalcato sui precedenti; la letteratura ha bisogno continuamente di rinnovare se stessa pur avendo chiare le tradizioni e i modelli da cui proviene
Insegnante di scrittura: essere prima buoni lettori. Lezioni alla radio: capolavoro culturale.
Asserendo che la recensione di un libro si può fare in poche righe, ha re-inventato un genere in dialogo stretto con i classici. Pagine illuminanti nella loro brevità, al limite della folgorazione sapienziale.
Finalità etica e civile: album del Sole 24 ore, rilegge i fatti della cronaca e della cultura in modo sapido e pungente.
In Prima persona: guardare alla realtà senza perdervisi, usando la letteratura e la scrittura come strumento di precisione per cogliere nel segno
Libertà e rigore:
. letteratura autentica, senza servilismi e senza nichilismi
. con la sua profondità ha restituito spessore e complessità culturale alla letteratura, ne ha mostrato le valenze etiche e civili, la forza e la vitalità, come nuovo e umanistico discorso sull’uomo e sulle cose.
Rapporti con l’avanguardia:
SI:
. coscienza dei nessi tra ideologia e scrittura
. messa in discussione e in crisi del linguaggio divenuto il “soggetto malato”
. attenzione ai meccanismi del racconto
. superamento di moduli critici e narrativi ormai stanchi
. sperimentazione come ricerca e insieme stimolo e occasione di lavoro
. riappropriazione delle avanguardie storiche
NO:
. attivismo di alcuni
. linguaggio intimidatorio
. si richiama a cambiamenti della storia ma poi la fa finire con sé
. proclami vagamente autoconsolatori sulla morte del romanzo
> La terapia sintomo dello stesso male che si vuole curare, però il male c’era e di certe indicazioni terapeutiche conviene tenere conto