Fragolaio e fiorile
Il giorno |
1 |
il sole si leva alle |
4.56 |
e tramonta alle |
18.59 |
“ |
11 |
“ |
4.44 |
“ |
19.10 |
“ |
21 |
“ |
4.34 |
“ |
19.20 |
Dal 1° al 31 la durata del giorno aumenta di 58 minuti.
Alle 19.49 del giorno 20 il sole esce dalla costellazione del Toro ed entra in quella dei Gemelli.
Nei campi continuano i diradamenti, le nitrature, le fresature del mais, delle bietole e anche delle patate. Si effettua il primo taglio dell’erba medica e degli erbai primaverili. Per garantire un foraggio di buona qualità, gli erbai vengono tagliati quando le graminacee sono in spigatura e le leguminose in fioritura. Nell’orto si esegue la sfemminellatura dei pomodori, eliminando i germogli che si formano alla biforcatura dei rami.
———-
Dal “Trattatello agrario-igienico
DEL CALORE SOLARE (Capo terzo)
127. Il calore penetra tutti i corpi, e negli esseri animati cagiona la sensazione del caldo.
128. Il sole è la sorgente principale, da cui proviene il calore. La combustione, fermentazione e scomposizione di sostanze organiche ne dànno pure una gran quantità; e le legna che ardono, i liquidi che fermentano, i concimi o corpi vegeto-animali in decomposizione, ne fanno ovunque testimonianza.
129. Il rinomato economista inglese Roberto Cobden, additando a Massimo d’Azeglio il sole, disse: «Ecco il motore unico, superiore a qualunque forza di altra nazione, il quale rende maravigliosa la potenza produttiva d’Italia: sole e suolo sono i privilegi naturali del vostro bel paese».
130. Il calore non riscalda egualmente tutti i corpi: esso penetra facilmente i duri, compatti e densi, non così gli altri, cioè i molto leggieri, porosi o liquidi.
134. Sono cattivi conduttori l’ aria, l’ acqua, la neve, il ghiaccio, la terra finamente sminuzzata, il legno e tutto ciò che ha un color bianco od è poco duro.
135. Due termometri esposti al sole, ma coperti, uno da uno strato oscuro e l’ altro da uno bianco, potrebbero far toccare con mano la poca conduttibilità de’ corpi bianchi.
136. Il celebre Frànklin mettendo due pezze di panno sopra la neve; una bianca e l’ altra nera riuscì a mostrare la medesima verità; dappoichè la neve si squagliò più presto là dov’ era la pezza nera.
141. Il calore non fertilizza la terra come l’ aria; però al pari di essa la feconda, fa germinare i semi, trasforma le sostanze minerali e organiche in sali e in linfa, e questa in succo nutritivo.
143. È pur desso il calore che fa riaprire gli organi delle radici e de’ fusti al succiamento e alla circolazione della linfa; e quelli delle foglie all’ assorbimento de’ gas aerei e alla traspirazione degli elementi linfatici superflui.
144. Nè pure può aver luogo la scomposizione de’ corpi organici, cui venuta meno la vita, se il calore in essi è nullo. Alla carne infatti si toglie il calore col gelo affine di conservarla.
160. L’ acido carbonico, traspirato da piante in vegetazione dal tramontare al sorgere del sole (86), si riacquista da esse con lo stare una mezz’ora sotto l’azione diretta de’ suoi benefici raggi.
161. È indizio che il calore atmosferico non è più sufficiente alla vegetazione di piante d’ una data specie, quand’esse incominciano a perdere il naturale vigore, mostrano squallide e vizze le frondi, e fanno vedere; languenti sul fusto o caduti sul terreno i fiori o i frutti non ancora maturi.
162. Sul volgere dell’autunno poi e sui primi giorni del verno, perchè il calore solare viene scemando di giorno in giorno, quasi tutte le piante lasciano cadere le loro foglie, e, mancata la nutrizione, cessano di vegetare: il che è detto: riposo delle piante.
163. Questo riposo, per un periodo di tempo più o meno breve, succede ne’ vegetali di ogni specie: ma non tutti, al cominciar di esso, si spogliano delle loro foglie, le quali in parecchi cadono in primavera alla nuova foliazione, in altri all’ ingrossarsi della pianta.
164. È indizio, che il calore ha riaperto gli organi delle piante dopo il freddo invernale, allorquando le loro gemme ingrossano, sbocciano i fiori, e le altre pianticelle erbacee cominciano a muoversi e a riprendere il perduto vigore.
175. Mostrano che il calore comincia ad essere soverchio alla vegetazione, ìl ristare, nel crescere, degli alberi, l’avvizzire delle foglie e degli steli delle piante erbacee e il maturare, innanzi tempo, de’ frutti in specie delle cereali.
176. L’ esperienza adunque n’ammaestra che il terreno è esposto a subire ora il difetto del caldo (161-162 ), ed ora il difetto dell’umido (169) e dell’ aria (172); onde quel coltivatore è a lodarsi, che in ogni tempo sa conservare nel terreno sì necessari elementi della vita vegetale.
177. Con dei mezzi che respingono o conservano il calore (183-184-185), debb’egli, ne’ giorni, in cui abbonda, farne cessare l’eccesso dalla terra e dalle piante, e in esse conservarlo in quelle stagioni, in cui suolsene patire difetto.
178. In sullo scorcio di novembre deve porre ogni studio nel far ristare, con opere che respingono il calore (183), la vegetazione di quelle piante che avendo la corteccia poco solida o mucilagginosa, anche con picciol grado di calore, continuano a vegetare, come gli ulivi, gli agrumi, i gelsi, i peschi ecc., affinchè ne’ loro organi cessi poco a poco la circolazione de’ succhi (339).
179. Nel verno poi tornano vantaggiose tutte quelle opere che fanno introdurre dell’aria atmosferica nel terreno; perocchè essa, qual cattivo conduttore del calorico, non facendolo disperdere per irradiazione, nè pure lascia gelare il terreno quanto la terra dura, nè venir meno del tutto la formazione della 1infa.
180. In sulla fine del verno e su i primi giorni di primavera sono assai commendevoli quelle opere che, impedendo al calore di di penetrare in quantità soverchia negli organi delle piante e ‘tra le molecole della terra, le fanno continuare nello stato di riposo, sinchè la stagione non siasi ben riscaldata.
181. Se riaperti gli organi delle piante e cominciato a circolare in essi il succo terrestre sopraggiungono dei geli, corrono pericolo di rimaner ghiacciate le gemme, i fiori, le stesse piante (339).
182. Nella state poi sono sommamente vantaggiose tutte le opere, che respingono il calore, perchè per esse la terra e gli alberi, specialmente a corteccia poco solida, sono poco o punto esposti ai danni della siccità (171).
183. Sono opere che respingono il calore e da usarsi in sul volgere di novembre, lo sfrondare gli alberi, il triturare attorno ai loro piedi la terra, l’ intonacarne il tronco e i rami con una mano di gesso o calce (134-135-.177), in cui si disciolse un po’ di sterco di bue, il coprirli con paglia letame paglioso ecc.
184. Verso la fine del verno e quando si avvicinano i grandi calori estivi, è pur cosa vantaggiosa l’ intonacare, come sopra, gli alberi a corteccia tenera o poco solida.
185 La triturazione della terra ogni quindici o venti giorni, alla profondità forse di una spanna, torna di grande vantaggio nella state, in ispecie se la stagione volge secca (89-90).
186. Un tale lavoro, usato poi ne’ giorni del gran caldo al torno ai piedi degli ortaggi, della vite e degli alberi, ma in questi sino alla distanza di ottanta a cento centimetri, fa assai alla loro vegetazione; perchè ne allontana il soverchio calore, e non lascia mancare il calore presso le loro radici.
187. L’arare, il vangare, lo zappettare finamente il terreno è dunque cosa grandemente proficua in ogni tempo (90), ma sopratutto verso la fine de l’autunno (183), del verno (184), né primi giorni di primavera (180) e nella state ( 184-185).
188. Dal fin qui detto è facile intendere la verità pratica di quel proverbio che corre per le bocche de’ nostri contadini, che cioè: «Una zappatura, in estate, val più ch’una bagnatura.»