Ogni giorno al calar del sole, davanti all’imperatore, tramite fra gli dei e gli uomini e perno dell’armonia universale, le danzatrici del balletto di corte eseguivano l’antica danza rituale. Ripetendosi sempre uguali a se stessi, la musica e i gesti influivano sul tempo e ne assicuravano l’eterna continuazione.
Un giorno la più giovane delle danzatrici fu distratta dai lucenti occhi bruni del giovane principe ereditario, e ritardò impercettibilmente un passo. Se ne accorse solo la sua anziana maestra, che trattenne il fiato, terrorizzata. Ma nulla accadde. Il sole continuò lentamente a tramontare e la danza arrivò alla fine nel momento dovuto, mentre l’ultimo raggio abbandonava l’orizzonte.
Passarono gli anni. La giovane danzatrice era ormai diventata prima ballerina. I raffinati intenditori di corte dicevano che nessuna era mai stata più bella e più brava di lei. Una sera, mentre avvolta nel suo pesante vestito d’oro si accingeva ad eseguire il Saluto del serpente, il più difficile dei 999 passi che componevano il balletto, la danzatrice pensò che sarebbe stato tutto più bello ed elegante se il dito mignolo della mano sinistra, invece di restare allineato con le altre dita, si fosse lievemente inarcato verso l’alto. Eseguì quindi il Saluto col mignolo sollevato. La vecchia maestra fu l’unica a notare la variazione all’antico ordine, e un brivido freddo le corse lungo la rigida spina dorsale perché capì che questa volta la ballerina non sarebbe stata perdonata. Quando la terra prese a tremare, chiuse gli occhi e aspettò la fine.
(2000)