C’era questo cuoco qui, Vatel. E attorno c’era il Seicento e la Francia. E soprattutto c’era lui, Luigi XIV, il Re Sole, lo Stato sono io, la grandeur fatta persona come non capiterà mai più nella storia, perché persino Napoleone, al confronto di Luigi, era un omettino dalle ambizioni limitate.
Li sottovalutano sempre, i cuochi. E invece non c’è regime e non c’è impero che sia davvero fastoso se non ci sono loro. Sì, certo, noi ricordiamo gli artisti, e gli scultori, e i pittori e gli architetti o i poeti. Ma quella è gente che lavora per l’eternità, o per lo meno avendo in testa un ragionevole numero di secoli di durata per le loro creazioni. I cuochi, invece, sono il volto immediato del potere. Tangibile, come sono tangibili i loro pasticci, i loro sformati, gli arrosti per i banchetti, le torte lussureggianti di panne e di creme, le…
View original post 704 altre parole