
Quando non avevamo di meglio da fare, io e il mio amico Tonino, “mettevamo a posto” i miei giornalini. Ne avevo tanti. Li tenevo in una bella cassetta di noce che aveva già fatto compagnia allo zio Umberto in Africa, durante la guerra, e poi in India, nella lunga prigionia. Seduti per terra, la collocavamo tra noi e la vuotavamo. Rimettevamo poi a posto i giornalini, ma non senza rileggercene una buona parte per la miliardesima volta.
A Tonino piacevano di più “quelli da ridere”: Topolino; Cucciolo; Soldino; Il Monello, con Superbon de’ Superboni, La piccola Zoe, Pedrito el drito. Io, invece, preferivo le storie avventurose. Amavo Chiomadoro di Mayabar, il Principe del Sogno, Roland Eagle (pronunciato come stava scritto), Capitan Miki, il Grande Blek, Tex, Kinowa, Pecos Bill, Mandrake e Nembo Kid. Il mio eroe preferito era, però, l’Uomo mascherato, l’Ombra che cammina. Mi affascinavano la giungla misteriosa, i pigmei, la grotta che aveva per casa, il trono di pietra e l’anello col teschio. Avrei voluto avere anch’io un cavallo bianco come il suo e un cane tanto intelligente e fedele. Più d’ogni altra cosa, mi piacevano le sue pistole. Erano diverse da quelle dei cowboys, e le portava chiuse in strane fondine nere.
(da Atlante con figure, 2016; nella foto, un albo della mia collezione)