Le fughe di Guido sono diventate un problema molto serio, tanto che dopo l’ultima esperienza in montagna stavo per gettare la spugna: il rischio di un infarto o di un arresto cardiaco (per me sessantreenne inseguitore di un sedicenne-gazzella in corsa a rotta di collo) era diventato intollerabile. Per non parlare dai pericoli corsi da Guido, e di quelli fatti correre a terzi. Ma Guido ha assoluto bisogno di movimento e di aria aperta. Come fare? Oggi abbiamo sperimentato le cinture da lavoro con cordino, ed è andata benissimo. Guido l’ha presa bene, e sembra trovare piacevole la connessione via cavo in passeggiata. Abbiamo camminato sulla cima del Monte Avena, sopra Feltre, fatto un piacevole picnic osservando le vacche al pascolo, e contemplato gli audaci volatori che si lanciavano sopra la vallata. Qualcuno ha osservato noi, ma nessuno ci ha chiesto nulla. Segno che oggi le stranezze circolanti sono tante.
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Riconoscendo la violenza del colore
In famiglia #francigena
UNA LETTERA DI UN VENEZIANO VERACE
Il 4 novembre del 1966 – anno dell’alluvione – ero nella mia trattoria a cercare di sollevare quanto più possibile dall’acqua, arrivata fino a un metro e 94! E ricordavo la differenza che c’era tra l’acqua di quel giorno e quella del ’51: la famosa alluvione del Polesine.
Una cosa mi aveva colpito: la velocità della salita della marea!
E mi sono ricordato di quanto diceva il buon Gigio Tolotti, guardiano della valle di Jesurum dove ci andavamo a riparare in caso di maltempo mentre si andava a pescare, qualche anno prima, nel mentre cioè stavano scavando il nuovo canale dei petroli. Diceva che quel canale sarebbe stato l’inizio della fine prima della Laguna e poi di Venezia!
Fù un facile profeta.
Nella successiva acqua alta del 1972 in sole due ore il livello di marea aveva raggiunto il metro e 54 per poi in circa un ora svuotare la…
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Il mostro e il re
Beowulf è un film molto interessante dal punto di vista antropologico. L’antica storia rivisitata dalla macchina spettacolare di Robert Zemeckis è una rivelazione del rapporto che lega il mostruoso col sacro, la violenza e la regalità.
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Hands as a Canvas by Guido Daniele
Since 1968 Guido Daniele has been painting and participating to personal and group art exhibitions.In 1972 he started working as hyper-realistic illustrator, in co-operation with major editing and advertising companies, using and testing different painting techniques.
Since 1986 he has been working and improving his personal usage of airbrush: he paints back-stages in different sizes (the biggest ones can be 400 square metres) for artistic and advertising pictures, tv commercials and tv programmes. He also creates trompe l’oeil, both in private houses and public buildings. In 1990 he added a new artistic experience to his previous ones: using the body painting technique he creates and paints models bodies for different situations such as advertising pictures and commercials, fashion events and exhibitions.
L’Arsenale da nord – 2
Per questa seconda puntata (la prima è qui) è meglio cominciare con un po’ di didattica. Questo qui sotto è l’Arsenale di Venezia; cliccando sopra la foto la si vede parecchio ingrandita e si leggono meglio i segni che ho aggiunto:
Senza che neppure proviamo a imbarcarci in un tentativo di ricostruzione storica della sua realizzazione, mi limito a indicare le sue aree principali, in un ordine che rispecchia grosso modo la successione degli ampliamenti:
A: darsena dell’Arsenal Vecchio (XIII secolo)
B: darsena dell’Arsenal Novo (XIV secolo)
C: darsena dell’Arsenal Novissimo (XV secolo)
D: vasca e canale delle Galeazze (XVI secolo)
La linea spezzata rossa nella parte inferiore della fotografia indica il percorso che compiono i visitatori della Biennale, che entrano dalle Corderie e vanno verso il nuovo Padiglione Italia. La visione da sud dell’enorme bacino dell’Arsenal Novo e Novissimo (così dall’Ottocento perché prima le due darsene erano separate…
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L’Arsenale da nord
Molti avranno notato, viaggiando sui vaporetti delle linee che transitano per le Fondamente Nove, la lunga e per certi versi bizzarra passerella che corre per alcune centinaia di metri appesa alle mura nord dell’Arsenale.
Ci si vede spesso gente che cammina, è chiaro che non si tratta di un passaggio di servizio ma di una vera e propria pubblica via. Bene, trentasei anni che vivo a Venezia, ventitré che abito in questa zona e solo ieri mi sono accinto alla sua esplorazione. Per molti anni questa passerella è stato l’unico mezzo di collegamento fra il resto della città e le cosiddette casermette dell’Arsenale, un gruppo di piccoli edifici residenziali costruiti nel 1916 che stanno incastrati in un triangolo di terra stretto fra le mura e la riva, laggiù in fondo. Oggi non è più così perché è stato aperto un passaggio permanente anche fra le casermette e la fermata dei…
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L’estate precaria
La spiaggia, quest’anno, è in sordina, perché il tempo è quello che è. Difficile riuscire a restare un giorno intero, e persino quando si è lì, al sole, godendo lo sprazzo di luce che regalano le nuvole, si è sempre guardinghi, a scrutare l’orizzonte per cogliere i presagi di un incipiente temporale. Così si vive al momento, con gli asciugamani pronti ad essere arrotolati e rimessi in borsa, e le passeggiate che si fanno più corte per l’ansia di poter tornare indietro in fretta, mentre i bagnini non tolgono nemmeno la maglia e spiano, dalla loro torretta, non tanto il mare ma il cielo.
Si coglie l’attimo di sole quando arriva, e per quanto dura, e la spiaggia è fatta di sdraio vuote e di ombrelloni che nemmeno vengono aperti, di bagni fatti in fretta fra un piovasco e l’altro, di vaporetti che si riempiono per esodi improvvisi alle prime…
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La vita nuova
La ricerca di una vita nuova: un tema declinato in molti modi nella storia del romanzo. In particolare nel sottogenere del romanzo di formazione, cui sembra appartenere La vita nuova di Orhan Pamuk (Yeni Hayat, 1994; trad. it. di M Bartolini e Ş. Gezgin, Einaudi 2000). Un testo abbastanza complesso, in cui la vicenda personale dell’io narrante, un giovane assetato di assoluto, si svolge dentro una Turchia lacerata tra la sua tradizione e la fascinazione dell’Occidente. Il giovane Osman si innamora perdutamente della bella Canan e di un libro che lei stessa gli ha fatto scoprire, un libro che seduce le anime e promette l’incontro con l’assoluto. Ma questo assoluto è, in realtà, la morte.
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