Anche a nome dell’editore, ringrazio sentitamente Alessandra Carbone per aver citato i miei libri su Lermontov in questo suo brillante lavoro, recentemente pubblicato dalla Pisa University Press.
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Amedeo Anelli su Il prigioniero
«Il Cittadino», quotidiano del Lodigiano e del SudMilano, 4 agosto 2016.
Nicola Vacca su Il prigioniero
http://www.satisfiction.me/il-prigioniero/
Michail Lérmontov ha segnato in maniera definitiva la lirica romantica europea e aperto, con «Un eroe del nostro tempo», la stagione dei grandi romanzi russi.
Questo lo sostiene Roberto Michilli, studioso di letteratura, scrittore e poeta, che da anni studia questo grande scrittore russo che senza dubbio merita di essere conosciuto a fondo.
Per i tipi di Galaad due anni fa Michilli curò l’edizione di quaranta poesie inedite di Lérmontov.
In questi giorni, sempre per l’editore abruzzese, esce «Il prigioniero», una corposa e appassionata biografia che Michilli dedica allo scrittore russo.
«Il prigioniero» è la prima biografia di Lérmontov scritta e pubblicata in Italia.
L’autore lavora sui, testi, sull’espistolario e su documenti, rigorosamente di prima mano, per ricostruire la vita, il tempo e le opere di Michail Lérmontov.
Tra studio e racconto, Michilli è abile nel ricostruire soprattutto i rapporti di con gli scrittori e gli intellettuali del suo tempo.
Interssanti le ricognizioni sull’epistolario che evidenziano l’importanza di una voce poetica che influenzerà la poesia e la letteratura non solo del suo tempo.
Michilli, che subisce dalla giovane età l’influenza letteraria di Lérmontov, parla di un uomo di esperienza che avendone passate tante aveva capito molto delle cose del mondo e degli uomini e nel suo libro più importante le raccontava con uno stile asciutto e mostrando una notevole dose di ironia, soprattutto verso se stesso.
La vita di Lérmontov – intrecciata con quella di Puskin – si è consumata nel passaggio breve di ventisette anni. Ma è stata, la sua, un’esistenza che ha bruciato le tappe della grande letteratura.
Questo grande russo merita una riscoperta e una nuova considerazione soprattutto perché lui è il vero precursore di una grande stagione di letteratura russa.
Robero Michilli nelle ottocento pagine del suo libro entra nel cuore del suo scrittore preferito e in maniera minuziosa ne racconta vita e opere senza tralasciare nulla della grandezza inattuale di questo straordinario personaggio della grande letteratura russa che meriterebbe la stessa fama e considerazione di Dostoevskij, Tolstoj e Gogol.
In appendice Michilli effettua anche una ricognizione delle tracce lasciate dagli scritti dell’autore russo nella musica, nel cinema e nella letteratura.
Sono numerosi gli adattamenti televisivi, teatrali e cinematografici che si sono ispirati all’oera di Lermontov.
Pasternak, Cechov e Tolstoj spesso nei loro libro lo anno citato più volte. L’autore del dottor Zivago dedicò a Lermontov la sua raccolta di poesie «Mia sorella la vita».
«Il prigioniero» di Robero Michilli offre ai lettori la possibilità di conoscere a fondo uno dei più grandi scrittori russi che senza dubbio merita più luce e visibilità.
Michail Lérmontov oggi dal punto di vista letterario ha tutte le carte in regola per essere un eroe del nostro tempo da scoprire attraverso le sue pagine intense che hanno raccontato in versi e in prosa un mondo ricco di intuizioni e di fermenti.
Uno scrittore immenso che ha fatto grande nel mondo la letteratura russa che tutti amiamo.
Livia Bidoli sul Prigioniero
Galaad. Lermontov, l’Albatro russo di Roberto Michilli
Alla fine di un viaggio si raccolgono i remi che, prima, muovevano il flusso dell’acqua e con loro tutto quel catalogo di emozioni e nozioni che si sono apprese durante il movimento dal noi verso il tu, il voi, l’Altro: questo Altro per Roberto Michilli è stato Michail Jur’evič Lermontov (Mosca, 1814 – 1841, Pjatigorsk). Il cammino di questo scrittore è stato ora racchiuso in una biografia prima di tutto poetica, delle gesta e dei versi, che vanno di pari passo, in questa perla russa, dal titolo emblematico di Il prigioniero, ed edito da Galaad, una casa editrice molto attenta alla cura dei dettagli, proprio come i suoi scrittori.
Poco più di un anno fa, a firma Roberto Michilli, e sempre per Galaad edizioni, è comparso un volume altrettanto portentoso, di poesie di Michail Jur’evič Lermontov, dal titolo Quaranta poesie (2014), che abbiamo ascoltato presentare dal suo autore al Centro Russo di Scienza e Cultura, per commemorare i 200 anni dalla nascita del poeta. Questo libro, come la raccolta di poesie, parte giustamente dalla morte di un altro poeta, il poeta di tutte le Russie: Aleksandr Puškin (1799-1937), cui Lermontov dedica la poesia La morte del poeta, che stabilisce da quel momento in poi il legame con quest’ultimo e la sua stessa maturazione letteraria. Il destino avverso a lui come a Puškin, lo condurrà alla morte in un duello esattamente quattro anni dopo la morte di Puškin, nel 1841. Accomunati anche dall’esilio/peregrinazione nel Caucaso, Puškin scriverà Il prigioniero del Caucaso (1820-21), omonimo titolo nel 1872 per quello diTolstoj, e materiale intorno al rapporto conflittuale tra russi e Ceceni, che Lermontov racconta invece in Un eroe del nostro tempo(1840): prigionieri, in ultima analisi, appaiono entrambi i nostri poeti che, come rammenta Tolstoj riguardo a Lermontov: “Se fosse vissuto lui, non ci sarebbe stato bisogno né di me né di Dostoevskij” (Il prigioniero, di Roberto Michilli, p. 34).
Per Lermontov si tratta poi di una prigionia doppia ed anche postuma a livello biografico, constatata la difficoltà nel reperimento delle fonti dirette, per lo più andate disperse – solo 54 lettere sono giunte fino a noi (Ibid, p.26), molte bruciate da fidanzati, genitori, amanti, la Russia in cui viveva vietava anche la semplice espressione del desiderio femminile e la poesia Demone,a firma del poeta, suscitando tanto scandalo, ne è la prova – e le sue opere saranno pubblicate interamente da Boris Ejchenbàum solo fra 1935 e 1937. Questa di Roberto Michilli quindi, si può considerare la prima, esaustiva, biografia, ricca di fonti e di dettagli, al Byron russo e, nel suo modo di traversare le lande lermontoviane, ha la capacità del prosatore e del poeta che “come un soave angelo” fa risuonare le corde dell’anima dell’uno e dell’altro, del Lermontov poeta prima di tutto, e del Lermontov romanziere “del nostro tempo”. La Preghiera di Lermotov, pubblicata nel 1839 in Memorie patrie (Ibid, p. 429), descrive con levità questo coincidere fatale:
Vi è una forza benefica
nella consonanza di parole vive,
e si respira in esse
una incomprensibile e sacra grazia.
Michilli, come era desiderio di Lermontov, riesce a scacciare quella folla fatale che ritroviamo ne La morte del poeta (1837), il suo atto di consacrazione al verso come stigma di una vita:
Spesso, circondato da una folla etereogenea,
quando davanti a me, come in un sogno,
al suono della musica e della danza,
nel furioso mormorio di frasi fatte,
tremolano immagini di persone senz’anima,
maschere contratte dalla distinzione.
(Ibid, p. 438).
Quelle “maschere” che sovveniva nell’alta società, che tanto tormentavano il poeta, arruolatosi per sfuggire loro e la loro ipocrisia vacillante che: “spaventa il sogno mio, ospite intruso nella festa”. Un albatros dalle ali russe Lermontov, che nella sua imperitura dignità dipinse una speranza, già da adolescente (Quando nella rassegnazione dell’ignoranza…, 1831, pp. 624-625) forse adombrando un sentiero di disgrazia quanto di avventura:
Ma in noi esiste un sentimento santo:
la Speranza, divinità dei giorni futuri;
nell’anima in cui tutto è terrestre,
ella vive, a dispetto delle passioni;
ella è garanzia che esiste ancora
in Cielo o in un altro deserto
un luogo dove l’amore
ci compaia dinanzi come un soave angelo
e dove il suo ribelle struggimento
l’anima non possa più sentire.
(Trad. di Wolf Giusti).
L’ho citata a lungo perché, a mio avviso, riassume molto abilmente quelle due tensioni che connaturavano l’uomo ed il poeta Lermontov, verso il Cielo e verso l’Inferno, in un matrimonio di stampo blakiano che solo altri poeti e l’uomo elevato dall’amore, possono comprendere, in una visione alchemica che tutto traduce in un fermento di vita, come le pagine di Roberto Michilli sprigionano, liberando per sempre il Poeta dal suo stesso giogo.
Le traduzioni, se non esplicitato diversamente, sono tutte a cura di Roberto Michilli.
GN13 Anno VIII 4 febbraio 2016
Il prigioniero
Non è un romanzo, e nemmeno una biografia romanzata quella di Michail Lermontov, scritta da Roberto Michilli ne Il prigioniero (Edizioni Galaad 2015). È un’attenta ricostruzione della vita di un grande poeta russo morto in duello nel 1841 a soli 26 anni, animata e sospinta da un lungo amore, da una fortissima passione, che diventa quella che potremmo definire una narrazionedocumentata, nella quale anche il lettore non particolarmente portato allo studio dei documenti, e ignaro della lingua russa, può essere afferrato dalla forza degli eventi e delle situazioni, per come vengono narrate. Insieme a Quaranta poesie, Il prigioniero forma una sorta di dittico, i due libri sono complementari. E quest’ultimo libro di Michilli appare per più versi un’impresa titanica (sono in tutto 797 pagine), nella quale sono inseriti molti brani di corrispondenza, di diari, ecc., che disegnano un grande quadro della società russa tra gli anni Venti e…
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“Mi sono arrampicato fin sulla cima delle montagne coperte di neve, e non è stato facile. Mezza Georgia è visibile da lassù, come se fosse su un piatto d’argento… Non hai bisogno di niente in quegli istanti, potresti metterti seduto a guardare per tutta la vita.” La prima biografia italiana del grande autore russo, ricca di inediti, scritta da Roberto Michilli e pubblicata da Galaad.
pubblicato da
in dal vivo il 11 novembre 2015
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