Note di diario. 11 agosto 1994, Alba Adriatica.

Sentita in TV stasera (da Romano Battaglia)

Gabriele d’Annunzio, in Versilia, andava tutte le mattine a cavallo nudo. Passava sulla spiaggia alle sette. Una volta fu vittima di uno scherzo preparato da alcuni pescatori e che non era destinato a lui ma a un ufficiale della finanza rompicoglioni che aveva pure lui un cavallo bianco.

I pescatori scavarono una grande buca sulla sabbia, la riempirono di letame e la nascosero con delle frasche. Inutile dire che il vate ci cascò in pieno.

Ancora: lui e la Duse si facevano legare a due pini vicini. Colui che aveva più amore per l’altro, in qualche modo sarebbe riuscito a sciogliersi e a raggiungerlo. A scogliersi, o a sradicare il pino, al limite, con la forza dell’amore.

Note di diario. 27 settembre 1982

Dopo dieci anni…
Siamo tornati a San Benedetto del Tronto per trascorrere la notte nella stessa stanza d’albergo dove ci fermammo allora. Fa un certo effetto. Perdio se passa il tempo. Il giorno dopo mini viaggio (di nozze 2?) a Urbino, suggestione improvvisa della sera precedente, nome balzato prepotentemente agli occhi che scrutavano la carta geografica alla ricerca di una possibile meta a equa distanza. Scelta felicissima, per Piero e altro ancora. (Chissà perché m’ero immaginato che la Flagellazione fosse un’opera di grandi dimensioni?). Colpita moltissimo anche O, oltre che dalle opere dall’atmosfera fatata in cui l’intera città sembra immersa. Va detto a suo merito che le impressioni di mia moglie sono quanto di più autentico e genuino è dato vedere (almeno a me) di questi tempi. Anche in questo caso pertanto era assolutamente immune da condizionamenti e suggestioni anteriori (guide, letture o altro) se si eccettua quel pochissimo che le avevo detto io. Ma lei ha occhi e cuore, e ha visto e sentito. Ritorno per Recanati, su altre carissime tracce. Siamo riusciti ad entrare in casa Leopardi solo dopo qualche insistenza. Era passato l’orario, anche se di pochi minuti. Da alcuni giorni era in vigore quello autunnale. Solita frettolosa visita, stavolta più del solito, se possibile, guastata inoltre dalla voce del custode/guida, manifestamente sulle spine per la quasi trasgressione, e dagli insulsi commenti di una coppia infilatasi con noi. Qualche vibrazione comunque c’è stata. Ho potuto dare un’occhiata ai manoscritti giovanili: che pena. Siamo stati poi sul Tabor. In occasione delle mie precedenti visite non ci ero mai arrivato. Ambiente ben vivo a dispetto della retorica celebrativa: coppiette e anche coppie di anziani a spasso. Chissà se anche ai tempi di G. ci andavano a pomiciare? Tentazione fortissima di trascorrere qualche giorno a Recanati. Chissà se la famiglia autorizzerebbe un soggiorno di qualche ora nelle stanze? Credo di sì ma le credenziali? Che gli dico? Che lo amo? Quisquilie! Titoli e patacche ci vogliono, non amore. Foratura imprevista e cambio di gomma in una piazzetta del paese. Operazione felicemente e rapidamente portata a termine tra la non dissimulata ammirazione di O. Ritorno col brivido (per via della non ruota di scorta) ma tranquillo.
PS: Solo un appunto. Riflettevo stamattina sulla violenza. Mi sembra ormai il tratto caratteristico della società contemporanea, quasi il modo normale di relazione. E si assiste ormai anche alla caduta di barriere che la civiltà ha eretto faticosamente in tanti secoli: il ritorno alla barbarie infatti asseconda troppo bene l’altro aspetto emergente/dominante: questa è la società dello spettacolo, e la violenza “tira” (cfr. anche quel film visto a San Benedetto la sera del 24, Obiettivo mortale).

Note di diario. 20 settembre 1982

Ieri con O e i bambini a Perugia, alla Città della domenica, poi traversata in barca del lago Trasimeno e, sulla strada del ritorno, fugacissima visita ad Assisi, o meglio a quel tanto di Assisi che si incontra dal parcheggio alle chiese del Santo. Colpito, a dispetto della fretta, della gente e della (in)disposizione di spirito, dal “San Francesco che parla agli uccelli”, da quello in cui parla ai confratelli riuniti (masse, composizione, volumi) e da un paio d’altri. Il coro per me vale **. Meriterebbe una visita seria. L’illuminazione però è carente, e le 200 lire richieste per la luce sortiscono un effetto miserrimo. Chissà di giorno?  Lo sguardo distratto sulla campagna umbra, che si intravedeva appena data l’ora e le brume incipienti, è stato sufficiente per dar credito alle immagini di pace/serenità etc. che sarebbero suscitate dalla medesima. Pellegrini!! C’era un cartello che elencava gli alberghi: un numero incredibile rapportato alle dimensioni del paese, senza contare gli alloggi nei monasteri, abbazie, istituti religiosi vari e le stanze in affitto. I bambini comunque si sono divertiti.

Note di diario. 23 settembre 1982

E’ molto difficile restare in sintonia con quella parte di te che anela a qualcosa di più e di meglio continuando nello stesso tempo una diuturnitas che non solo dal meglio e dal più è assai lontana ma, cosa ben più grave, non sempre ti consente la grazia del distacco dalle sue banali vicende: tende sempre a coinvolgerti e a richiederti una parte più grande delle tue energie, della tua disponibilità (non solo materiale). Ho avuto difficoltà infatti anche a buttare giù queste due righe dopo giorni e giorni trascorsi in (sterili) discussioni di lavoro. Quella dell’intellettuale è un’attività altamente professionale che fa uso, come materia prima, del tempo. Tempo per leggere, per scrivere, per riflettere, per annoiarsi, passeggiare, guardare il cielo, dormire, parlare con gli amici, incontrare persone, viaggiare, nascondersi, fuggire. Il mezzo servizio, come si può facilmente arguire, è estremamente difficoltoso e poco, pochissimo produttivo.
Pur con la migliore disposizione di spirito, tra lavoro, straordinari, turni, famiglia e altri inevitabili impicci si riesce a malapena a tenersi aggiornati , non parliamo perciò di “campagne di scavo”. Mah, andiamo avanti.
Domani saranno dieci anni che mi sono sposato. Sarebbe il caso di guardarmi un po’ dentro (anche) riguardo a ciò. (Beethoven, Appassionata, Brendel).
PS:
Ieri sera, dopo moltissimo tempo, mi sono incontrato di nuovo con gli amici. Non uscivo da tanto. E’ stato piacevole. Buone le salsicce e il pane.
PPS.:
Spiccioli ripescati (da un’agenda che mi tenevo dietro al mare):
– “Il riposo psicologico è dato solo dalla contentezza e dalla mancanza di timore che la contentezza venga interrotta”. Da un articolo in cui si parlava di riposo e di vacanze e dove si diceva anche che per il riposo fisico dell’organismo bastano poche ore.
– “E donde viene agli esseri la nascita, là avviene anche la loro dissoluzione secondo necessità, poiché si pagano l’un l’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia, secondo l’ordine del tempo”. Anassimandro, Fr. 3 (I), da “I Presocratici”, Einaudi 1976. C’è dentro qualcosa che ho pensato e in cui credevo anche prima di leggere il frammento di A. Il senso di una qualche forma di cosmica equità, di una stanza di compensazione universale del dare e dell’avere di tutte le cose, di una forza immensurabile che tende al ripristino degli equilibri interrotti. Bisognerebbe approfondire. (Questa sta diventando una formula rituale. Altro che storie questo si chiama rinviare ad kalendas; è la pigrizia è il rifiuto di faticare per allargare il proustiano “lieve solco”, ma ho pazienza, siamo agli inizi e certe “cadute” sono in fondo comprensibili).
– Campagna sul mare / giallo oro di spighe su sfondo azzurro cupo e verde / nuvole bianchissime gonfie come spuma / vento che le muove piano / silenzio / pace / ulivi / case / animali / sole al tramonto / luminosissimo un raggio / da un foro tra le nuvole / splende all’orizzonte sulle colline / rosso come il fuoco. (Colline del primo entroterra. Montepagano-Cologna, 28 giugno 1982, un giro in macchina con O e i bambini).
– “Anima incoerente che è l’uomo, sfibrato da ferite ch’egli stesso ha il potere di sanare! la cui vita è tutta una contraddizione della sua sapienza! la cui ragione, il dono più prezioso fattogli da Dio, serve (non a versare tre gocce d’olio) ma solo ad acuire la sua sensibilità, a moltiplicare le sue pene, a renderlo più triste e più inquieto sotto di esse! Povera, infelice creatura, che debba essere destinata ad agire così! Non bastano le cause di afflizioni fatali in questa vita, perché egli debba aggiungerne altre di propria volontà, aggravando il suo retaggio di dolore? perché egli debba lottare contro mali ineluttabili e rassegnarsi ad altri che potrebbe per sempre allontanare dal suo cuore accettando la decima parte del disturbo che gli costano a subirli?” (dal Tristram Shandy, ed. Mondadori Oscar, p. 119).

 

Note di diario. 18 settembre 1982

– Se scrivessi, poi, solo del dolore varrebbe la pena di parlare. E’ l’unica cosa reale, infatti, e pur presentandosi sotto mutevoli forme conserva nel fondo il suo carattere distintivo findamentale: l’angoscia. Insoddisfatti, ansiosi, infelici. La sofferenza e il dolore nascono dalla tensione del desiderio inappagato e inappagabile. Condannati a una esistenza fondamentalmente meschina, ci aggiriamo come ciechi in un mondo irreale costruito da noi, che nulla ha da spartire con la realtà che noi non conosciamo perché non abbiamo il coraggio di guardarla in faccia. E anche se uno di noi ci riuscisse, non servirebbe a nulla, se con lui non pervenissero alla verità anche gli altri.
Felicità come assenza di dolore. Dunque felicità come “non infelicità”, come stato passivo e negativo.
Ma in che potrebbe consistere invece una felicità “attiva”? Penso che il suo tratto caratteristico dovrebbe essere l’assenza di paura (intesa come categoria, come paura della paura). E in ogni caso non credo possa assumere un carattere esclusivamente individuale. Per quanto indiretto e mediato, è innegabile l’influsso che hanno sui nostri stati d’animo gli altri (divisi in base alla loro maggiore o minore importanza “sentimentale”
– E se tenessi un diario? Ecco che, appena formulato il proposito (non nuovo peraltro) subito mi si affacciano alla mente deprimenti immagini di zitelle inglesi intente a confidare al my diary i loro pruriti. Ma a parte ciò, potrebbe essere utile?
Proust è contrario; Wright Mills, Thomas Mann, Brecht e altri decisamente a favore.
(Scrivo nello studio al pianterreno, ascoltando la sinfonia n. 6 di LvB. Suonano la NBC Simphony Orchestra e AT. Mi sono appena alzato per girare il disco. Passa ora il III movimento: Allegro – Allegra riunione di contadini)
Ma in fondo penso di sì, se lo si intende in un senso abbastanza ampio e cioè come:
. riflessioni,
. lavoro,
. sensazioni,
. archivio (anche collage per intenderci),
. propedeutica alla scrittura, ripresa di contatto con l’atto fisico del graphos,
. vantaggio derivante dall’unità di luogo per i vari scritti che da un po’ vado disseminando qua e là.
Qualcosa di vivo e informale, insomma. Il problema è che ho già fatto vari tentativi, in passato, con risultati avvilenti. In un vecchio quaderno ho trovato scritto: “20 gennaio 1979. Inizio oggi questo zibaldone. Vorrei essere capace di tenerlo regolarmente e di riuscire ad esprimervi ciò che sento e vedo”. E questa è l’unica annotazione che c’è lì sopra. In un altro ci sono solo poche note sparse, a distanza di mesi l’una dall’altra. Bah.
– Comprare colla stick.
– La mia vecchia idea di una ricerca sul commercio ambulante nel territorio del comune di Campli, in particolare sui Santari. Non sarebbe il caso di pensarci un po’ su? Come corollario della stessa, è senz’altro da praticare il recupero delle storie dei nostri vecchi. Registratore e chiacchiere libere (appena stimolate da domande discrete). Ci buttiamo?
– “Tutti noi scriviamo poesie; i poeti sono soltanto quelli che le scrivono con le parole” (John Fowles, La donna del tenente francese, p. 170).
– Sono uscito per comprare la colla stick, ma alla Standa non ce l’avevano. E’ sabato e le cartolerie sono chiuse.
– Ho preparato una bibliografia sui tarocchi. Non la trascrivo perché è ingombrante.

Note di diario. 16 giugno 1982

– Comprati:
. Max Beerböhm, Storie fantastiche per uomini stanchi (5.000)
. Vladimir Nabokov, Lezioni di letteratura (12.000)
. Pietro Citati, Il migliore dei mondi impossibili (15.000)
. Schopenauer, Il mondo come volontà e rappresentazione (Mursia, 20.000) e Parerga e Paralipomena (Adelphi 35.000!!)
. Katherine Mansfield, Racconti (Adelphi 12.000)
– Appena possibile comprare:
. Tullio De Mauro, Minisemantica, Laterza, 6000
. Nei tascabili Adelphi c’è di Flaubert il seguito di quel Dizionario dei luoghi comuni iniziato nel B&P. Costa 3.500, mi pare.
. Dizionario di retorica e stilistica, Oscar studio Mondadori, costa 7.500 lire.
. Poeti italiani del Novecento, Biblioteca (ex Oscar Biblioteca), 12.000.

Note di diario. 15 giugno 1982, martedì

Messaggero di oggi. Da un articolo di Teodoro Celli sul concerto a Santa Cecilia. Lorin Maazel ha diretto la 6a Sinfonia di Mahler:

Diversamente dalla pittura, dalla scultura e dall’architettura che son arti che “stanno”, la musica ogni volta, fatalmente “diviene”.

E’ soggetta al destino d’essere “eseguita”, o nel migliore dei casi “interpretata”; ed è questo destino che la fa, più d’altre arti, “cosa viva”, e sempre allo stato nascente.

In tale destino sono insiti però dei rischi, perché l’esecutore, o l’interprete, può giovare alla musica a cui s’accosta o nuocerle.

Nei confronti dell’autore, egli è artifex additus artifici, e pertanto i casi possibili sono quattro:

1) musica bella eseguita bene;

2) musica bella eseguita male;

3) musica brutta eseguita bene;

4) musica brutta eseguita male.

Quintum non datur.

Note di diario. 12 luglio 1981

Essere qualcuno è un’altra cosa – dissi piano. Non te l’immagini nemmeno. Ci vuole fortuna, coraggio, volontà. Soprattutto coraggio. Il coraggio di starsene da soli come se gli altri non ci fossero e pensare soltanto alla cosa che fai. Non spaventarsi se la gente se ne infischia. Bisogna aspettare degli anni, bisogna morire. Poi dopo morto, se hai fortuna, diventi qualcuno.

Cesare Pavese, La casa in collina, p. 140.