
La recensione di Angelo Gaccione, che ringrazio di cuore:
«Il Quotidiano del Sud», domenica 6 febbraio 2022
Scritto dalla luce
Alcuni romanzi somigliano alla vita, ma non sono, ovviamente, la vita. Si muore, si ama, si soffre, ci si droga, si tradisce come nella vita, ma è per un tempo limitato, quello che si impiega per la lettura seduti comodamente su un divano, accanto al caminetto per chi ce l’ha, o dentro un vagone del Metrò.
I personaggi messi in scena dallo scrittore compiono azioni come fa ciascuno di noi, hanno una origine sociale e parlano ed esprimono idee che da lettori possiamo condividere o avversare.
Ci sono luoghi in un romanzo a volte indeterminati, a volte concretamente riconoscibili dentro cui il narratore fa accadere eventi e fa muovere i suoi personaggi. Sono luoghi spesso molto amati da chi scrive e non sono un semplice contenitore, un puro palcoscenico per le necessarie “rappresentazioni”.
Sono luoghi che hanno avuto e hanno una storia, delle tradizioni, dei riti, una memoria, un paesaggio, un colore che li contraddistingue. Sono circonfusi di odori, sapori, visioni, luce, modi di rapportarsi, sentimenti che appartengono a quella particolare comunità, come lo possono essere il cibo, il gusto, il modo di condire una pietanza e condividerla.
Leggendo un romanzo scopriamo tutto questo ed è il dono più prezioso che ci viene offerto. Il romanzo di Roberto Michilli: Scritto dalla luce, pubblicato dalla Di Felice Edizioni, di tutta questa materia è impastato e a lettura ultimata le vicende del veterinario Giulio, Iris, Sandro, Aurora, del professor Accursio e della sua petulante consorte, di Andrea e della clinica sulla Cassia ci dimenticheremo in fretta subissati come siamo dalla cronaca di ogni giorno dentro cui le nostre stesse vite sono confuse, ma quei paesaggi, quelle atmosfere, quelle visioni, quelle chiese, quei sapori, quei riti si saranno sedimentati in noi e ci rimarranno a lungo con lo stupore della prima volta, della scoperta.