Da scommettitore a croupier indagine su un’ossessione
di SILVANA MAZZOCCHI
Merito ai piccoli editori costretti a stare fuori dal circuito dei grandi marchi che fanno e disfano i banconi delle librerie per l’attenzione che mettono nello scoprire o valorizzare nuovi e validi scrittori. Uno di questi è Roberto Michilli, autore di romanzi e di racconti apparsi in riviste letterarie e già vincitore del Premio Teramo, che s’immerge nel gioco d’azzardo e nelle ossessioni di chi del rischio estremo s’è fatto dipendente, con la naturalezza e la profondità del fine conoscitore. Fate il vostro gioco, in questi giorni in libreria pubblicato da Fernandel, (il romanzo precedente, Desideri, era uscito per lo stesso editore nel 2005) è la storia di un uomo che, all’epoca in cui i computer erano un oggetto da pionieri dell’informatica, smette di scommettere al tavolo verde, si trasforma in croupier e finisce per cercare l’adrenalina dall’altra parte della barricata.
Fate il vostro gioco piace e interessa per l’attualità dell’argomento (attualmente, in Italia, sono quasi un milione i giocatori d’azzardo compulsivi), ma soprattutto cattura grazie alla scrittura agile e immaginifica, e all’abilità dell’autore di accompagnarci in un viaggio che ha a che fare con il desiderio di tutti di rinnovare le proprie energie attraverso passioni sempre nuove.
Un libro nasce sempre da un’idea. Quale è stata la sua?
Ho pensato spesso, e credo di non essere il solo, che mi sarebbe piaciuto rivivere la mia vita per poter cancellare gli errori commessi nel passato. Il mio libro racconta un tentativo in questa direzione.
Fate il vostro gioco è la storia di un ex giocatore che finisce per sfidare di nuovo la roulette. Il giocatore d’azzardo non cambia davvero mai?
Più che sfidare di nuovo la roulette, stavolta l’ex giocatore vuole prendersi una rivincita sul diabolico meccanismo che gli ha rovinato l’esistenza, e lo fa sfruttando le conoscenze che gli vengono dal nuovo ruolo. Da giocatore s’è trasformato in croupier, e in seguito è diventato dirigente in un casinò. E’ da questa posizione privilegiata che medita e poi organizza la sua vendetta.
Per quanto riguarda la possibilità di cambiare e quindi guarire dalla malattia del gioco, credo che con un adeguato aiuto psicologico sia senz’altro possibile. Probabilmente chi gioca in modo distruttivo ha nel carattere tratti di immaturità che lo portano a considerare il caso e la fortuna e non le proprie azioni come cause determinanti degli eventi. E’ un modo per autoassolversi ed evitare la responsabilità di prendere in mano la propria vita.
L’azzardo, a volte, può diventare dipendenza. Dipendenza da overdose di emozioni…
Chi cade nella trappola dell’azzardo sviluppa a tutti gli effetti una dipendenza assimilabile a quella indotta dagli stupefacenti. E’ un drogato che non assume sostanze, ma i meccanismi sono gli stessi.
Fate il vostro gioco è pura invenzione?
Credo sia difficile scrivere di emozioni che non si sono provate. Non mi sono fatto travolgere come il protagonista del romanzo, ma so cosa si prova ad aspettare che esca il numero su cui s’è puntato oppure l’arrivo d’una corsa di cavalli stringendo in mano il tagliando della scommessa. Ho capito anche quanto fosse pericolosa e difficile da governare quell’emozione, e perciò ho smesso completamente di giocare d’azzardo.
Pubblicata su Repubblica.it il 5 maggio 2008