Lermontov all’Abbazia di Propezzano – 2

Santa Maria di Propezzano. 19 luglio 2017.

Foto Attilio Di Daniele

Propezzano 2

Propezzano andrea castagna

Andrea Castagna

Propezzano Luigi Picardi

Luigi Picardi

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Con Simone Gambacorta

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Degustazione dei vini prodotti da Paolo de Strasser

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Simone Gambacorta su Fate il vostro gioco (2)

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Roberto Michilli torna nelle librerie col romanzo “Fate il vostro gioco”, che come il precedente “Desideri” appare per la scuderia Fernandel, la casa editrice di Giorgio Pozzi che ha regalato più di una sorpresa alla narrativa italiana degli ultimi anni.
Con questo libro Michilli torna ad esplorare il territorio dello “sconfinamento”, quello provocato dalla spinta incontrollabile del desiderio. Per lo scrittore teramano il desiderio è una forza motrice, un proiettile interno e invisibile che trascina i personaggi in uno stato liminare ed extrasistolico, “altro” rispetto ai canoni della normalità e della consuetudine. Il desiderio è un sogno che lascia intravedere un cambiamento decisivo, un’inversione di rotta: ma, al di là del fatto che questo e quella si realizzino (le sorti di un romanzo e di chi lo abita riservano sorprese), la narrativa di Michilli pare anzitutto coagularsi attorno a degli interrogativi: il desiderio, la speranza, il sogno, possono davvero tradursi in realtà? Oppure sono destinati a naufragare dopo una più o meno provvisoria (illusoria?) esistenza? È tutto scritto o tutto è affidato al caso?

“Fate il vostro gioco” prende le mosse nello scompartimento di un treno, dove siede un uomo di nome Alberto (l’io-narrante) che racconta di sé a un altro passeggero. Come nella tradizione archetipica del racconto orale, quando ci si riuniva attorno al fuoco per ascoltare storie, Alberto prende a svelare se stesso a quell’interlocutore occasionale e sconosciuto, gli parla della sua giovinezza, delle sue illusioni, di ciò che fu e non fu, e soprattutto della rovinosa ossessione per il gioco d’azzardo, una maledizione che lo ha scagliato nel baratro e che lo ha costretto a vivere una vita diversa da quella che sperava di avere. Il treno prosegue nel cammino e il racconto procede di pari passo (l’attraversamento della memoria), con le parole di Alberto che plasmano una storia sempre più avvitata e complessa, tutta incentrata sullo sviluppo di un sistema matematico escogitato per sconfiggere la roulette e realizzare l’agognata rivalsa contro il Casinò. Mentre fluisce, la voce di Alberto disegna le altre figure-cardine del romanzo, il giovane informatico Sandro e l’ex fidanzata Franca, presenze che vanno ben al di là della trama (non si tratta di semplici complici) e che consentono a Michilli di tracciare un affresco dove i sentimenti sopiti tornano a galla insieme con quelli sconosciuti. “Fate il vostro gioco” è una confessione laica, dove il treno/confessionale è il mezzo dell’evocazione e dove tutto riflette l’andamento sinusoidale dell’avventura che vi si narra (è appena il caso di sottolineare come “Desideri” e “Fate il vostro gioco” siano accomunati da due ordini di elementi: quello formale, cioè la fluidità della scrittura; quello tematico, cioè la normalità che “impazzisce” sulla spinta del desiderio).

Anche questa volta Michilli ha scritto una storia che si legge come se si bevesse un bicchier d’acqua. Tutto fila e va liscio, tutto torna, tutto si tiene, di sbavature e schegge che inceppino gli ingranaggi neppure l’ombra. Da esperto narratore, da “raccontatore” di razza, Michilli sa affascinare il lettore e sa catturarlo, grazie a un’abilità affabulatoria che rende i suoi romanzi pulsanti, sincopati, incalzanti (col climax che è parte della miscela che alimenta la narrazione). Del resto all’origine della sua scrittura c’è una sorta di congiuntura tra etica ed estetica: a suo parere il lettore non va truffato, non si può rubargli tempo, al contrario è necessario ripagarlo di quello che dedica a un romanzo. L’imperativo di chi scrive è uno: porsi al servizio di chi legge. Una visione delle cose in cui si scorge un riflesso della lezione dell’amico e maestro Pontiggia, quel Peppo (così voleva essere chiamato dagli intimi) che anni fa lo incoraggiò a proseguire nella strada della scrittura e che gli fu vicino dal punto di vista umano prima ancora che letterario, come peraltro testimonia un carteggio tuttora inedito. A ben guardare, però, le affinità col magistero pontiggiano non finiscono qui. Michilli ha fatto suo un altro importante comandamento (di cui Pontiggia parla in un saggio del “Giardino delle Esperidi”): se infatti è vero che «un testo è una stratificazione di significati di cui quello più superficiale deve essere comunque intelligibile», altrettanto certo è che ciascuno strato della torta debba avere un proprio sapore: sta poi a chi legge scegliere sino a quale profondità spingere il palato. Non è un caso, allora, che i romanzi di Michilli nascondano un’addizione di livelli, né che le sue parole rivelino un’aura centrifuga, un “raggio d’ombra” perpendicolare alla criticità e che, quasi di nascosto, come a non voler disturbare il lettore, o meglio, come a non volerlo obbligare al percorrimento di un’unica via, adotta per angoli gli estuari della complessità, con la sospensione del giudizio morale (si veda Kundera) e con gli epiloghi refrattari a emettere una risposta univoca e polivalente. In questo aspetto della narrativa di Michilli si può cogliere anche una testimonianza della sua intensa e porosissima vita di lettore, non foss’altro per la prossimità con le idee e le tecniche di altri maestri, per esempio Checov ed Hemingway, Chiara e Simenon. Certo, i modelli sono tali perché rimangono inarrivabili, ma resta il fatto che con la sua felicità fabulatoria, e con la naturalezza d’andamento delle sue partiture narrative (“Desideri” era impostato secondo un andamento musicale), Roberto Michilli conferma d’essere uno scrittore che pone le proprie storie davanti a se stesso, persuaso che un libro sia un organismo capace di vivere solo grazie al cortocircuito tra autore e lettore, nel momento in cui si realizza quella circolarità necessaria e perfetta che rappresenta la più severa verifica delle ragioni d’una storia.

(Roberto Michilli, “fate il vostro gioco, Fernandel, pp. 128, Euro 12).
Simone Gambacorta

Pubblicato su Roseto.com il 17 luglio 2008

Intervista di Simone Gambacorta su Fate il vostro gioco

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Ad aprile 2008 nuovo romanzo di Roberto Michilli. “Fate il vostro gioco” sarà pubblicato da Fernandel, editore tra i più qualificati nel panorama italiano, lo stesso che battezzò “Desideri”. In questa intervista Michilli ci da’ qualche anticipazione sul suo libro. A partire dal gioco d’azzardo.

Secondo romanzo con Fernandel. Dopo “Desideri” arriva “Fate il vostro gioco”. Una doppietta, ma anche una bella soddisfazione…

“L’editore continua a dimostrare stima per il mio lavoro. Spero non debba pentirsene”

E siamo sicuri che non se ne pentirà. Ma cosa racconti questa volta?

“La vicenda di un uomo che dopo aver distrutto con il vizio del gioco la sua esistenza e quella delle persone che gli erano accanto, passa dall’altra parte della barricata e fa carriera in un casinò. Un bel giorno comincia a pensare che forse può vendicarsi di quella roulette che lo ha rovinato. Si mette così a studiare un sistema sicuro per vincere e alla fine lo trova. Più in generale, racconto d’un tentativo di riscrivere la propria vita e cancellare gli errori del passato. Credo sia una cosa che molti vorrebbero fare”

Quando l’hai scritto?

“L’ho scritto parecchi anni fa, prima di “Desideri”. Aveva però una forma diversa, che non convinceva del tutto il mio editore. L’estate scorsa ho modificato la struttura e in questa nuova versione la storia è piaciuta”

Come mai il gioco d’azzardo?

“Il gioco d’azzardo, la sua capacità distruttiva e la psicologia del giocatore, li ha raccontati una volta per tutte Dostoevskij. Nel mio piccolo, mi sono servito del gioco come sfondo per narrare un tentativo di riscatto e una rivincita contro il Caso. Scrive Marco Lodoli: “Chi è il re del mondo? Un Dio lungimirante che sa come disporre le pedine, quali numeri estrarre, cosa deve accadere, e dove e quando; oppure un bambino cieco e dispettoso che mescola e distribuisce alla rinfusa, con l’unico scopo di far proseguire il gioco della vita e divertirsi alle spalle di chi progetta e spera?”. Il protagonista di “Fate il vostro gioco” propende per questa seconda ipotesi. Per lui la legge fondamentale dell’universo è il Caso. Forse è uno che ha letto Lucrezio, il quale diceva che gli atomi si spostano in modo fortuito dalla loro caduta verticale e in questa deviazione urtano quelli a loro vicini, determinando così gli eventi. Ma se c’è qualcosa a inceppare la libera caduta degli atomi, e se si riesce a scoprire qual è questa cosa, allora forse diventa possibile prevedere gli eventi futuri, e ci si può prendere una rivincita su un diabolico marchingegno che ci ha rovinato la vita e sul Caso che ne governa le sorti. Sarebbe bello se fosse così, non è vero? Significherebbe che c’è un margine di libertà all’agire umano. Se a reggere tutto è il Caso, in fondo abbiamo una possibilità; se invece tutto è scritto, allora non c’è davvero speranza”

Come in “Desideri”, hai cercato di raccontare una “spinta” che porta i personaggi a deviare dalle rotte consuete…

“Ma forse tutte le storie che vale la pena di raccontare nascono da uno scarto rispetto alla norma, da una qualche forma di fissazione. E se vogliamo veramente qualcosa, riusciamo a mobilitare energie che nemmeno sapevamo di avere e andiamo così oltre noi stessi e quelle che credevamo essere le nostre possibilità”

Lo hai definito un “romanzo da treno”. Perché?

“Perché vuole, innanzitutto, far passare un paio d’ore piacevoli a chi lo legge, in modo da fargli dimenticare, almeno per quel breve lasso di tempo, la noia e la fatica del viaggio, reale o metaforico che sia. La mia prima preoccupazione è sempre stata quella di rispettare il patto con il lettore. Lui non solo spende soldi per comprare il tuo libro, ma ti regala poi alcune ore della sua vita leggendolo; tu, in cambio di tutto questo che sicuramente non è poco, fai del tuo meglio per offrirgli almeno una storia interessante e di piacevole lettura. Se ci fossi riuscito, mi riterrei già più che soddisfatto. Se poi un lettore particolarmente benevolo scoprisse nel libro anche qualche spunto di riflessione, tanto di guadagnato. Non sarò certo io a lamentarmene”

Il libro sarà presentato a Teramo a giugno al Festival Lib[e]ri, da Gianluca Morozzi, ottimo scrittore e tuo “collega” nella scuderia Fernandel…

“Lo considero un amico, e di quelli preziosi. Gli voglio bene perché Gianluca, oltre ad essere uno scrittore di straordinario talento, è anche una persona gentile, disponibile e di grande generosità”

Simone Gambacorta

(Pubblicato su “La Città quotidiano”, Teramo)

Simone Gambacorta su Fate il vostro gioco

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Nuovo romanzo dello scrittore teramano. L’editore è ancora Fernandel.

Con “Fate il vostro gioco” Roberto Michilli prosegue l’indagine sugli sconfinamenti provocati dalla spinta incontrollabile del desiderio, quella spinta che induce chi vuole qualcosa a vivere in uno stato extrasistolico, sognando un cambiamento decisivo. Tra questo nuovo romanzo e il precedente “Desideri” c’è dunque una parentela stretta. Ma veniamo a noi: nello scompartimento di un treno, Alberto (io-narrante) racconta di sé a un altro passeggero e gli parla della sua giovinezza, della rovinosa ossessione del gioco d’azzardo e della ricerca di una rivincita impossibile prima e possibile poi, realizzata con l’aiuto dell’informatico Sandro e dell’ex fidanzata Franca. Il romanzo è perciò una confessione laica, dove il treno/confessionale è il mezzo dell’evocazione e dove tutto riflette l’andamento sinusoidale dell’avventura di Alberto e soci, veri e propri complici nell’ideare una sorta di rapina senza armi che, pian piano, li condurrà al sospirato coronamento dell’impresa: la sconfitta della roulette grazie a un sistema scientifico e una cascata di denaro (nessuno pensi però a un lieto fine). Appartiene a Michilli l’abilità di fare della scrittura un solvente ove disciogliere i dati dell’individualità (le movenze emotive e psicologiche sono silenziate, sottocutanee, ma pur sempre avvertibili), così come le ambizioni e le smanie, le voglie e le brame dei suoi personaggi. Gli appartiene anche la capacità d’impiantare questi e quelle in una narrazione tecnicamente impeccabile, e insaporita da una proteina affabulatoria che accorda le parti in un insieme compatto e pulsante. Ma in questo romanzo il gioco d’azzardo è il pretesto per una trama, l’innesco con cui far detonare una materia narrativa capace di parlare di un uomo e del suo personalissimo funambolismo. E forse quel che più conta sta in quel che meno si vede: nel racconto di tre fughe diverse da tre solitudini diverse.

(Roberto Michilli, “Fate il vostro gioco”, Fernandel, pp. 128, Euro 12)

Simone Gambacorta

(Pubblicato su “La Città mensile”, Teramo, aprile 2008)

Premio Teramo 2013 – I vincitori

I racconti vincitori della XLIII edizione:

Premio Teramo: Tacea la notte placida, di Giorgia Costa

Premio Teramo “Mario Pomilio” (riservato a uno scrittore abruzzese): Le tre verità, di Daniele Cavicchia

Premio Teramo “Giacomo Debenedetti” (riservato a uno scrittore giovane): L’invidia è una brutta bestia, di Alessio Iezzi

I racconti segnalati:

Profondo come il vuoto, di Claudio Sergio Costa

Matematicamente, di Valentina Di Cesare

Come divenni prof, di Franco Di Michele

Un tantino sopra le righe di Caterina Falconi

La dose, di Manuela Giacchetta

Il settimo gradino, di Roberto Lazzari

Non fermarmi adesso, di Luca Maiolino

Il tuffo, di Aldo Manfredonia

Scuolacacca,  di Giovanni Papa

Di spalle, di Livia Possenti

Le quattro carte, di Luca Ragazzini

A forza di oscure cose, di Carmela Scotti

La Giuria ha inoltre attribuito due premi speciali: a Federico Francucci, per la curatela de Il cimitero cinese di Mario Pomilio edito dalla casa editrice Studium; e alla innovativa rivista letteraria WATT, ideata da Maurizio Ceccato e Leonardo Luccone.

La Giuria del Premio Teramo è composta da: Raffaella Morselli (Presidente), Lucilla Sergiacomo, Attilio Danese, Roberto Michilli, Renato Minore, Stefano Petrocchi, Stefano Traini. Segretario del Premio Teramo è Simone Gambacorta.

Appunti su Pontiggia

Tra poco saranno dieci anni che Giuseppe Pontiggia non c’è più. Il più grande scrittore italiano del secondo Novecento, che per me era anche un Maestro e un amico, scomparve improvvisamente il 27 giugno 2003, lasciandoci tutti più poveri e più soli.

Lo ricordo con questi appunti, ritrovati ieri. Li avevo preparati per la presentazione di La chiarezza enigmatica, il libro che io, Simone Gambacorta e gli amici Paola Vagnozzi e Paolo Ruggieri della Galaad edizioni gli abbiamo dedicato nel 2009.

 

lachiarezzaenigmatica

 

Pontiggia insegna che uno scrittore non si improvvisa, ha bisogno di maturare, di crescere non solo come autore, ma anche e prima di tutto come uomo di serie e meditate esperienze umane e letterarie

Con la sua vita rigorosa Pontiggia propone un modello lontano dalle luci del palcoscenico e, contro le mode editoriali, indica una strada anche solitaria di formazione continua, di rilettura, di concentrazione su un’idea di letteratura che sia davvero un modo di vivere

Attento al clima della neoavanguardia, Pontiggia ha saputo fondere insieme la ricerca dell’innovazione e il radicamento nella tradizione

“Consumo” di giovani scrittori

Narrazioni di oggi frutto della cronaca, non di una riflessione sulla tradizione letteraria. Forme parziali e più eclatanti della realtà sociale, da qui il poliziesco, il noir spesso condito con un eros volgare e grottesco.

Se ne ricava l’idea di una letteratura di consumo, di svago, di libri da ombrellone, da buttare appena letti.

Lettore formidabile. Consulente editoriale ispirato da una passione profonda, convinto che bisogna scoprire e riscoprire autori e riproporre libri e romanzi secondo principi non casuali e per una letteratura capace di resistere nel tempo

Letteratura come invenzione (vs letteratura come menzogna e supremo artificio di Manganelli): ogni libro ha la sua forma, non ha mai scritto un romanzo ricalcato sui precedenti; la letteratura ha bisogno continuamente di rinnovare se stessa pur avendo chiare le tradizioni e i modelli da cui proviene

Insegnante di scrittura: essere prima buoni lettori. Lezioni alla radio: capolavoro culturale.

Asserendo che la recensione di un libro si può fare in poche righe, ha re-inventato un genere in dialogo stretto con i classici. Pagine illuminanti nella loro brevità, al limite della folgorazione sapienziale.

Finalità etica e civile: album del Sole 24 ore, rilegge i fatti della cronaca e della cultura in modo sapido e pungente.

In Prima persona: guardare alla realtà senza perdervisi, usando la letteratura e la scrittura come strumento di precisione per cogliere nel segno

Libertà e rigore:

. letteratura autentica, senza servilismi e senza nichilismi

. con la sua profondità ha restituito spessore e complessità culturale alla letteratura, ne ha mostrato le valenze etiche e civili, la forza e la vitalità, come nuovo e umanistico discorso sull’uomo e sulle cose.

Rapporti con l’avanguardia:

SI:

. coscienza dei nessi tra ideologia e scrittura

. messa in discussione e in crisi del linguaggio divenuto il “soggetto malato”

. attenzione ai meccanismi del racconto

. superamento di moduli critici e narrativi ormai stanchi

. sperimentazione come ricerca e insieme stimolo e occasione di lavoro

. riappropriazione delle avanguardie storiche

NO:

. attivismo di alcuni

. linguaggio intimidatorio

. si richiama a cambiamenti della storia ma poi la fa finire con sé

. proclami vagamente autoconsolatori sulla morte del romanzo

> La terapia sintomo dello stesso male che si vuole curare, però il male c’era e di certe indicazioni terapeutiche conviene tenere conto