Anna Achmatova (1889-1966); traduzione di Michele Colucci.
Così smarrito gelava il petto,
ma andavo con passi leggeri.
Infilai nella mano destra
il guanto della sinistra.
Parevano tanti i gradini,
pure sapevo: erano solo tre!
Un fiato d’autunno fra gli aceri
invocava: «Muori con me!
Sono ingannato da un destino
triste, infido, crudele».
Gli risposi: «Caro, caro,
anch’io. Morirò con te…»
Questo è il canto dell’ultimo incontro.
Gettai uno sguardo alla casa buia.
Solo in stanza da letto le candele
ardevano di un lume indifferente e giallo.