La gente sembrava sapesse dove andare. Seguimmo il flusso. Da laggiù arrivava musica e si vedevano brillare le luci. Procedevamo a fatica, quasi schiacciati dalla folla. La festa accendeva i volti. Una lieta aspettativa si leggeva negli sguardi, nei sorrisi, negli atteggiamenti. In molti venivano anche in direzione contraria. I loro volti, però, erano spenti. Pensammo fossero tristi perché dovevano andare via. Ci avvicinavamo, intanto, a quello che sembrava il cuore pulsante della festa. Ai lati della via, bancarelle illuminate da lampade sospese mettevano in mostra la loro mercanzia colorata. Molte avevano altoparlanti dai quali usciva musica gioiosa. Andammo avanti ancora. La folla infittiva sempre più. Eravamo in una piazzetta, adesso. Dovevamo essere arrivati. C’erano altre bancarelle con le luci, si sentiva della musica, ma nient’altro. La gente intorno a noi s’alzava sulla punta dei piedi per guardare, ma non c’era gran che da vedere, e avevano tutti l’aria delusa. Seguimmo il flusso in direzione contraria. Eravamo tra quelli con i visi spenti, ora. Lungo l’altro lato della via, scendeva invece il serpente di quelli con le facce liete, diretti verso la festa. Nel vederceli accanto, così raggianti e vivi nella loro speranza, cominciammo a pensare che conoscessero qualcosa che invece noi ignoravamo, e sapessero davvero dove e cosa cercare.
(1998)